Dicono di lui

 

La pittura di Mario Venzo non è per niente delicata, sfumata, arpeggiata. Una tavolozza piuttosto irruente, forte e sonora, con un predominio di terre brune e rosse intersecate da neri pesanti, viola, blu e verdoni cupi. Il rosso in tutte le sue concitate tensioni fino agli arancioni e ai gialli accesi, dirottati verso cupe valli prossime alla notte.

(….) C'erano montagne e rocce, valli, giardini crepuscolari; pezzi di terra rossa spellati al vivo con nuvoloni viola; creste impetuose come leoni ruggenti; paesi di valle, case e casupole di una calce assolutamente lunare; e viottoli come vene aperte.

(…) E la prima cosa che mi venne in mente: Gauguin disperato nella solitudine del paesaggio brettone. Le stesse aperture di orizzonte, la stessa intensità di materia, la stessa larghezza di trattamento della forma in un colore che assorbiva ed emanava luce senza ricorsi sussidiari; la stessa veemenza e rapimento nello strappare dalla natura i suoi profondi segreti prima che la notte precipitasse nella confusione delle tenebre.

Raffaele Carrieri

 

Mi diceva tutto il suo entusiasmo per la scoperta di nuove gamme di colori o di nuovi accostamenti che eccitavano la sua fantasia coloristica. Era il mondo che riempiva la sua anima e la faceva cantare. Da qualche suo accenno potevo capire che quello era anche il suo modo di pregare. Lodava l'Infinito per l'infinito colore e per le infinite e incredibili forme di cui ha arricchito questo nostro purgatorio, per renderlo meno pesante. Lodava e ringraziava. Ringraziava anche me, che non c'entravo.

Gian Vittorio Cappelletto

 

Fuoco contenuto entro un'anima candida, che dà un'efficacia inconfondibile alle sue raffinatissime sintesi, ai margini del figurativo, dove il colore ha sempre funzione dominante.

Ugo Nebbia

 

C'è un forte sentimento drammatico che si esprime sia con l'accensione del colore, sia col disegno delle cose sospinte a sottolineare il loro valore plastico, la loro presenza massiccia, il loro ben spartito collocarsi nello spazio. Ma la sensazione finale è di pacata distensione e persino di serena gioia spirituale che la brillantezza del colore accende localmente e poi spande in zone sempre più larghe, senza che diminuisca l'intensità dell'evocazione.

Luigi Carluccio

 

In questi documenti del dolore umano e divino, il paesaggio diventa anch'esso protagonista, come il "coro" nella tragedia greca. I cieli si squarciano e s'infiammano, le case e gli alberi si deformano; la campagna si sconvolge e si arrossa. Le strutture di tutti questi elementi fanno corpo vivo con quelli dei personaggi: Domina su tutto una tensione che non è solo originata dai modi espressionistici, ma sorretta da un'acuta vibrazione morale. E' ancora, questo di Mario Venzo, un altro modo di far sentire la sua pienezza e la sua coerenza di uomo e di artista.

Salvatore Maugeri

 

Il suo modo di guardare la natura era segno di un grande equilibrio raggiunto, o almeno il desiderio di un tale equilibrio per sé e per gli altri. Con noi parlava poco, ma si vedeva che aveva molte cose da dire e le diceva con il pennello e i colori.

(…) Gli uomini così sono una benedizione per il nostro tempo.

Cardinale Carlo Maria Martini

 

Basta osservare qualsiasi quadro di Fratel Venzo per convincersi che, al di là delle qualità formali, è il colore che domina assoluto. Un colore che non rappresenta direttamente, ma allude: cioè trasmette un messaggio primario del sentimento. La pittura attraverso il colore diventa così, uno stato d'animo.

Paolo Rizzi

 

La qualità e il tono dei colori è sempre intensa, emotivamente vibrante e le pitture acquistano un loro carattere sinfonico. Questa definizione musicale è forse la più adatta per spiegare il colore intenso, la forza vitale e la suggestione prorompente che è sempre misteriosamente connaturata nei quadri di Fratel Venzo, ricchi di combinazioni figurali molteplici e soggettive, astratte e visionarie, che paiono emanare ora un senso fisico, ora una corale spiritualità drammatica, in una continua successione di sensazioni allusive.

Franco Passoni

 

Nelle scene delle stazioni della Via Crucis Fratel Venzo utilizza tutti gli strumenti linguistici assorbiti nella sua stagione parigina precedente la sua vocazione. Unisce poi questa originalità di linguaggio, marcatamente espressionistico, della sua pittura di quegli anni all'originalità dei formati utilizzati per le varie stazioni: ora un quadrato, ora un rettangolo, ora orizzontale ora verticale, innovando anche in questo la tradizione che vuole ogni episodio rappresentato nelle medesime dimensioni.

Carlo Adelio Galimberti

 

Larghe stesure di tinte dense, pesanti su sottili piani, un compatto costruir di forme per via di sintesi coloristica anziché di analisi disegnativa, un procedere nella profondità dei ben scanditi spazi mediante un gioco prospettico affidato unicamente ai volumi decisi, alle scabre masse; e il tutto animato da una luce che sfavilla nel colore puro, intenso, surreale.

Marziano Bernardi

 

Le stazioni della Via Crucis sono state concepite in modo essenziale. I personaggi non sono mai più di tre. Evitate la dispersione e la diluizione di un'opera narrativa, vengono favorite la concentrazione e l'espressione. Dietro le figure spesso si presenta un paesaggio montano che fornisce drammaticità all'immagine e intensità di colori spinti fino all'estremo della potenzialità espressiva.

P. Nereo Venturini S.I.

 

Il paesaggio di Fratel Venzo è una sfida dell'inquietudine dell'anima alle apparenze immobili della natura, quasi una traduzione in arte dei paesaggi degli stati d'animo davanti ai grandi spettacoli del reale.

Raffaele De Grada

 

Ho davanti a me un paesaggio di neve di Fratel Venzo. Lo guardo, lo riguardo e il paesaggio ha il potere di riportarmi nel cerchio breve di un sogno dolcissimo, in cui all'uomo è dato il ristoro del cuore. Non sono molti oggi, gli artisti capaci di questi doni.

Carlo Munari